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CENTRO AFFILIATO CSEN
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Il mio cane vuole davvero dominarmi?

Attualmente, il modello di comprensione del cane più diffuso è quello gerarchico. Ogni comportamento del cane è interpretato in termini di gerarchia del potere e d'autorità. Si parla di dominanza e di sottomissione. E anche se non si parla di schiavo, si parla di padrone. La parola d'ordine è dominare il proprio cane, non concedergli alcun privilegio che potrebbe fare di lui un dominante. Questa è diventata una sorta di religione: sottomettete il cane alla vostra autorità, non lasciatevi mai dominare da lui! Afferratelo per la pelle del collo e rotolatelo sul dorso affinché sappia chi è il padrone!

Ma davvero i cani si svegliano la mattina pensando di dominare i suoi famigliari bipedi?

Sono stati scritti innumerevoli libri riguardo la composizione di un branco e l'approccio umano al cane, ma solo negli ultimi anni sono stati riconosciuti gli enormi errori della ricerca scientifica e di conseguenza pubblicati libri aggiornati e corretti.

Si era deciso che siccome il lupo grigio viveva in gerarchia, il cane, suo discendente, vivesse anch'esso in gerarchia... ma si era dimenticato che il cane non è un lupo! Eppure su questa credenza si è decretato che il modello gerarchico era il solo valido, si è sempre cercato di confermarlo e mai di invalidarlo!

Dagli anni '40 agli anni '70 gli studi si sono concentrati su branchi di lupi in cattività, tra loro sconosciuti e non imparentati, provenienti da diverse fonti. Lo stato innaturale in cui vivevano, l'impossibilità di andarsene e le obbligate interazioni con individui estranei, creavano uno stato di frustrazione e stress tale da rendere impossibile l'osservazione di comportamenti sociali naturali e spontanei. I lupi erano in prigione. Alcuni esemplari utilizzavano la forza fisica per raggiungere o difendere risorse e territorio, gli alti livelli di stress dettati dalla situazione sfalsavano il loro comportamento e inducevano l’aggressività laddove la natura tenta di azzerare i conflitti con l’uso della ritualizzazione.

Gli anni '80 segnano l'inizio di un nuovo capitolo: qualche ricercatore cominciò a spingersi nelle zone dove l’uomo non era presente per cercare branchi non "contaminati" dalla presenza umana. Ricominciò la "caccia al lupo" ma stavolta per ritrovarne le tracce e cercare di salvaguardare i pochi esemplari rimasti autoctoni. Il modo di osservare i lupi stava cambiando, così come ciò che veniva osservato. In natura il comportamento sociale era completamente diverso, si iniziarono a comprendere le reali dinamiche che guidano un branco, basate su legami famigliari e cooperazione. Il ruolo dell’alfa appartiene ai genitori che guidano le attività del gruppo e lo organizzano in un sistema di suddivisione dei lavori, la femmina predomina nella cura e nella protezione dei cuccioli, che rimangono con i genitori da 1 a 3 anni, aiutando nelle attività sociali e di caccia, compito solitamente regolato dal maschio. Occasionalmente, anche in relazione alla disponibilità di prede, i gruppi possono unirsi o dividersi, il branco perciò è un sistema in divenire, lupi estranei talvolta possono unirsi al gruppo in sostituzione di uno dei due genitori deceduti o come membro aggiunto. La riproduzione è distintiva della coppia alfa, due mesi prima dell’estro della femmina, i testicoli dei maschi escono dallo stato atropico (il maschio alfa è funzionale tutto l’anno) ed  alcuni esemplari iniziano la competizione che non porterà alla riproduzione con la madre, bensì alla comprensione del loro livello di forza. Chi ha la stoffa dell’alfa si staccherà dal branco per cercare una femmina con cui creare un nuovo gruppo. In egual modo le femmine forti che riescono ad evitare l’effetto degli ormoni soppressori dell’estro emanati dalla femmina alfa, si staccheranno dal gruppo per cercare un maschio. I giovani aiutano i genitori a crescere fratelli e sorelle, a cacciare, a proteggere il branco, la collaborazione, non la dominanza diviene la strategia di sopravvivenza migliore. In natura i rapporti nel branco sono in genere pacifici, l'aggressività è sostituita da atteggiamenti di ritualizzazione.

Gli studi relativi ai lupi possono essere utilizzati per comprendere le relazioni sociali dei cani nei gruppi spontanei e nei branchi misti famigliari?

Il cane non è un lupo, deriva probabilmente da una particolare tipologia di lupo che si è avvicinata spontaneamente all'uomo. Il cane indigeno non viveva in branco, era probabilmente più gregario che sociale.

Inoltre, il modello gerarchico genera più problemi di quanti non ne risolva. Questa credenza è semplicistica in quanto afferma che il proprietario è un padrone che deve avere il potere (essere dominante) e il cane deve essere a lui sottomesso. Siamo nello schiavismo! Il cane deve obbedire perché è un cane: è la legge della gerarchia del potere! L'essere umano deve avere il potere, il cane non può averlo. Se un cane acquista potere, deve essere bloccato! Se il cane è aggressivo occorre essere più forti (più aggressivi) di lui. Se il cane sta mangiando, bisogna poter mettere la mano nella ciotola e lui non deve brontolare. Insomma deve accettare tutte le sevizie dell'autorità senza dire niente! Questo modello ci piace perché semplifica tutto: se il cane ringhia, sia per collera o per paura, è perché è dominante; se disubbidisce, è perché è dominante; qualunque cosa il cane faccia sgradita al suo padrone, è perché è dominante. La soluzione è ancora più semplice: si tolgono al cane poteri, privilegi e risorse. Se peggiora bisogna sottometterlo ancora di più.

Ma attenzione... la credenza gerarchica genera disturbi comportamentali e disturbi dell'umore. Impone al cane dei limiti e causa frustrazione sia per il cane che per la persona. La frustrazione, come ben si può immaginare, è nemica della relazione tra cane e uomo. I due dovrebbero trovare piacere, felicità e divertimento dallo stare insieme.

Quindi godiamoci il nostro cane senza pensare a dominarlo! Il cane ha bisogno di una guida più che di un capo. Il cane non ci deve obbedire solo perché è un cane... E non è quindi la mancanza d'autorità del proprietario la fonte dei problemi d'obbedienza. E' invece una questione di tecnica e di motivazione.

Imparate a giocare e a divertivi con il vostro cane rispettando i suoi bisogni e la sua vera natura!

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